Hai mai fatto un trasloco? Probabilmente avrai dovuto imballare moltissime cose, caricarle su un furgone, spacchettarle nella nuova location e sperare che nulla subisse danni durante il trasporto. Immagina se potessi teletrasportare mobili ed effetti personali nella tua nuova casa, senza rischiare il minimo graffio. Nel mondo reale non è (ancora) possibile. Ma sfruttando l’integrazione zero copy lo puoi fare con i dati dei clienti.
Grazie alla tecnologia zero copy o zero ETL (extract-transform-load), è possibile condividere dati tra due o più sistemi senza doverli realmente trasferire. Un’ottima notizia per le aziende che custodiscono i dati in un data warehouse su cloud come Snowflake o Google BigQuery. Alcune di loro, infatti, preferiscono non adottare una Customer Data Platform (CDP) perché non vogliono duplicare i dati.
Ma i duplicati non sono necessari. Con la tecnologia zero copy data, si possono sfruttare i vantaggi di una CDP (armonizzazione dei dati, gestione delle identità, analytics integrate e attivazione) senza gli inconvenienti dello spostamento fisico dei dati.
Cosa approfondirai in questo articolo
- Cos’è l’integrazione zero copy?
- Cos’è un data warehouse?
- Come funziona: dalla CDP al data warehouse
- Come funziona: dal data warehouse alla CDP
- Esempio d’uso: come Buyers Edge utilizza il data cloud zero copy
Cos’è l’integrazione zero copy?
L’integrazione zero copy permette un accesso simultaneo a dati presenti in più database di diversa origine, senza doverli spostare, copiare o riformattare. Oltre a essere più semplice e veloce, questo approccio riduce i costi e il rischio di errori intrinseco dato dalla migrazione o modifica dei dati.
Copiare le informazioni da un database a un altro è una prassi comune. Spesso il processo comporta una qualche forma di trasformazione, come suggerisce l’acronimo ETL (extract-transform-load). Può essere un passaggio utile e persino necessario nella gestione dei dati aziendali.
Ma occorre tenere presenti le possibili insidie. Ecco alcune delle differenze tra i metodi tradizionali (con copia) e l’approccio zero copy clone:
| Tradizionale | Zero Copy | |
|---|---|---|
| Replica | Si devono copiare i dati dall’origine alla destinazione | I dati restano nella posizione d’origine |
| Aggiornamento | Si devono sincronizzare i dati per averli aggiornati | Accesso ai dati in tempo reale |
| Costi | Si paga per lo spostamento e la sincronizzazione dei dati | Nessun costo di spostamento dei dati |
| Adempimenti | Conformità alle normative più difficile a causa della governance dei dati più complessa | Conformità da garantire solo sui dati di origine |
| Errori | Qualsiasi spostamento dei dati comporta potenziali errori o anomalie | Nessun errore legato allo spostamento |
| Manutenzione | Copie e sincronizzazioni aumentano la complessità | Gestione più snella |
La creazione di una copia fisica dei dati implica solitamente costi di migrazione, potenziali errori, più complessità a livello di gestione e governance dei dati, oltre a latenze nella sincronizzazione.
Ma come funziona, in concreto, l’integrazione zero copy? Il meccanismo effettivo varia in base alla piattaforma ed è diverso a seconda del flusso dei dati, ovvero CDP verso data warehouse o viceversa.
Negli esempi seguenti, utilizzeremo Salesforce Data Cloud come CDP e il nostro partner Snowflake come data warehouse, ma il funzionamento è analogo anche con prodotti di altri fornitori.
Approfondisci
Cos’è un data warehouse?
Un data warehouse (DW) in parole semplici è un “magazzino” informativo, un luogo sicuro dove conservare e accedere ai dati importanti per l’azienda.
I data warehouse tradizionali gestiscono dati dalle strutture complesse in tabelle formattate e tendono a essere piuttosto lenti e macchinosi. I data warehouse moderni come Snowflake, invece, supportano praticamente ogni tipo di dato, garantendo elaborazioni rapide e maggiore semplicità d’utilizzo. Essendo costruiti su infrastrutture cloud come quelle offerte da Amazon e Google, i DW si integrano al meglio con sistemi che usano le stesse piattaforme, come le CDP.
Come funziona: dalla CDP al data warehouse
In questo caso ci troviamo all’interno del data warehouse e vogliamo accedere ai dati che si trovano nella customer data platform. In altre parole, le informazioni devono uscire dalla CDP e arrivare al DW. Questo processo è chiamato anche condivisione dei dati.
I passaggi tipici sono:
- Identificare, all’interno della CDP, gli oggetti (o blocchi di dati) da condividere. Nel caso di Salesforce Data Cloud, gli oggetti possono essere di tipo data lake (dati puliti), modello di dati (strutturati dall’utente CDP per i propri usi aziendali) e insight di calcolo (per formule come il lifetime value).
- Collegare questi oggetti al destinatario della condivisione dei dati, in questo caso Snowflake, utilizzando l’interfaccia point-and-click.
- All’interno di Snowflake, l’utente può eseguire query sui dati in Snowflake e in contemporanea sugli oggetti collegati tramite la condivisione dei dati.
Dietro le quinte, il processo crea “tabelle virtuali” che descrivono i dati di Data Cloud a Snowflake. Una tabella virtuale è come una finestra attraverso cui vedere i dati presenti in un database esterno. Ma invece di copiare e archiviare dati effettivi, essa ne contiene solo la struttura. Si comporta come uno schema descrittivo o come un puntatore che indica la posizione esatta dove recuperare i dati, ma questi ultimi rimangono nella CDP.
“Da Snowflake si possono interrogare i dati presenti in tempo reale in Salesforce e garantire che le modifiche negli oggetti Salesforce si riflettano in Snowflake”, spiega Sriram Sethuraman, product manager di Salesforce Data Cloud. “Questo consentirà a sviluppatori e analisti di dati di creare modelli di machine learning e applicazioni basate sull’AI sulla piattaforma Snowflake, unendo i dati di Salesforce e Snowflake.”
Come funziona: dal data warehouse alla CDP
Ora ci troviamo all’interno della CDP e vorremmo accedere ai dati che sono presenti nel data warehouse. Questo processo è chiamato anche federazione dei dati.
Ci sono molte buone ragioni per cui potrebbe essere necessario farlo. I data warehouse come Snowflake e Google BigQuery contengono solitamente un’enorme quantità di informazioni, inclusi dati transazionali come acquisti e dati su prodotti. Sebbene non siano tipici dati “lato cliente”, tali informazioni possono essere molto utili per calcolare il grado di fidelizzazione dei clienti o per fornire consigli basati sui dettagli dei prodotti che acquistano.
Ecco come accedere ai dati del data warehouse, ad esempio da Salesforce Data Cloud:
- Salesforce Data Cloud “monta” tabelle dal data warehouse come oggetti di data lake esterni. Questo processo di montaggio crea un “blueprint” dei dati, ovvero una rappresentazione strutturale e virtuale come quella descritta nel caso sopra.
- Data Cloud esegue le sue funzioni abituali come gestione ID, analisi, segmentazione, ecc.
- Intanto, la CDP può accedere ai dati dal data warehouse eseguendo query federate, che combinano dati in Data Cloud e oggetti forniti dal data warehouse.
Esempio d’uso: come Buyers Edge utilizza il data cloud zero copy
Il successo dei data warehouse cloud-native come Snowflake, Databricks, Google BigQuery e Amazon Redshift non è frutto del caso. Abbiamo riscontrato che numerosi clienti li stanno quantomeno testando e molti li utilizzano come parte integrante delle proprie architetture dati. Ma nessun data warehouse offre tutte le funzionalità di una CDP, come gestione delle identità e fruizione agevole di dati analitici.
Buyers Edge, azienda leader nell’ottimizzazione degli approvvigionamenti per il settore ristorazione, voleva realizzare profili cliente unificati in una CDP accedendo ai dati di acquisto memorizzati in un data warehouse. L’obiettivo principale era fornire migliori insight sulla clientela ai propri team di vendita e marketing.
Sfruttando la tecnologia zero copy per connettere Data Cloud e il data warehouse, Buyers Edge può accedere ai dati di acquisto necessari per costruire modelli predittivi, consentendo ai team commerciali di creare offerte, messaggi ed esperienze migliori per i clienti attuali e potenziali.
“Con la tecnologia Salesforce zero copy, accedere ai dati dei clienti archiviati nella CDP diventa semplice e si elimina la necessità di movimenti di dati, duplicazioni o riformattazioni”, afferma Sean Donahue, Chief of Staff della Buyers Edge Platform. “Questo ci fa risparmiare tempo e risorse perché rimuoviamo i silos e armonizziamo i dati per insight e analisi, ottenendo una visione olistica in tempo reale sulle attività dei nostri clienti.”
Aziende come Buyers Edge continuano a evolvere e i loro requisiti cambiano di pari passo. L’approccio zero copy può aiutarle a costruire una strategia di gestione dati più flessibile.
Le grandi imprese usano in media 976 diverse applicazioni per portare avanti le proprie attività e si prevede che la quantità di dati creati, acquisiti, copiati e consumati sarà più che raddoppiata entro il 2026. Grazie al potenziale offerto dalla condivisione degli zero copy data, questo imminente boom sarà molto più facile da gestire.
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