Stile, artigianalità, ricerca: ogni prodotto Sergio Rossi esprime al meglio tre caratteristiche da sempre associate al Made in Italy. Nata negli anni ‘30, l’azienda è stata acquisita dal Gruppo Gucci nel ’99; dopo un passaggio nell’orbita Kering, 3 anni fa è tornata a guida di investitori italiani. Riccardo Sciutto è il CEO dell’azienda: abbiamo avuto il piacere di incontrarlo e di discutere con lui di innovazione, competitività e customer centricity. 

 

Negli ultimi anni il vostro brand ha saputo cambiare pelle adottando diverse soluzioni tecnologiche soprattutto in ambito retail. Qual è la grande opportunità che il digitale ha offerto a un’azienda come la vostra, dove è l’artigianalità a fare la vera differenza?

Think Heritage, Play Digital è da sempre il mio pensiero. Arrivando in Sergio Rossi il mio obiettivo è stato chiaro: tutelare la nostra storia e l’artigianalità che ci contraddistinguono da oltre 60 anni ma con un approccio moderno, trovando un perfetto equilibrio tra passato e futuro.
Oggi il digital deve essere abile a giocare un ruolo complementare di facilitatore dei processi e al contempo di acceleratore di conoscenza, diventando un cardine fondamentale per supportare decisioni strategiche sempre più data driven.

 

La fabbrica di Sergio Rossi a San Mauro Pascoli (FC)

 

E la più grande difficoltà incontrata in questo percorso di rinnovamento?

L’innovazione è stata vissuta per anni come un antagonista dal sistema moda, senza coglierne gli innumerevoli vantaggi. Mi sono fatto promotore di tali cambiamenti in azienda coinvolgendo le persone per rendere chiara la potenzialità e i vantaggi all’interno dei processi aziendali.
Nel nostro settore luxury fashion è ormai evidente la necessità di evolvere attraverso un uso bilanciato della tecnologia, per offrire al consumatore un’esperienza intuitiva, moderna e all’avanguardia.

 

Le aziende della moda, forse per la loro naturale inclinazione a fiutare prima degli altri settori l’innovazione, sono state tra le prima in Italia a cavalcare le potenzialità che le nuove tecnologie possono offrire. Come è cambiato il mondo fashion in questo senso? 

Il mondo della moda è cambiato drasticamente con l’avvento dei social media e l’esplosione della rivoluzione digitale. E’ stato necessario mettere in discussione tutte le modalità e i parametri consolidati in passato per poter assecondare i desideri crescenti dei propri clienti, sempre più informati ed esigenti.
Siamo stati tra i primi 4 anni fa a indirizzare i nostri investimenti di comunicazione sul digitale. Oggi ad esempio possiamo dialogare direttamente con chi ama il brand o aspira a poterlo indossare tramite i social, da usare anche per testare nuovi prodotti e capirne subito la potenzialità.

 

 

Intelligenza Artificiale, croce e delizia: il dibattito è aperto. Anche la creatività può beneficiarne? Quanta Intelligenza Artificiale c'è in Sergio Rossi?

Credo moltissimo nell’Artificial Intelligence su cui stiamo lavorando attivamente, ed è chiaramente fondamentale che si integri con equilibrio nei processi più tradizionali.
In ambito di pianificazione dello stock ad esempio per ottimizzare produzione, buying, riassortimenti o in ambito digital advertising per aiutare le aziende a individuare target complementari ed espandere l’audience ottimizzando gli investimenti.

 

Lei come persona che rapporto ha con la tecnologia?

Della tecnologia mi sono innamorato dall’inizio e oggi fa innegabilmente parte della mia vita quotidiana, lavorando ogni giorno per trovare il giusto e moderato equilibrio. È fondamentale sfruttare la tecnologia per vivere una vita qualitativamente più alta ed efficiente, ma senza soccombere alla dipendenza, perdendo di vista l’importanza dei rapporti interpersonali. 

 

 

 

Negli ultimi anni il digitale ha ribaltato i rapporti di forza tra azienda e consumatori che oggi hanno molto più potere contrattuale. Anche il lusso ha visto questo ribaltamento? Come vi siete attrezzati per farvi fronte?

Oggi il centro gravitazionale intorno al quale ruota tutto è il consumatore, i suoi desideri e le sue esigenze. Questa è un prospettiva innegabile che il lusso deve abbracciare a pieno per poter guardare con sicurezza al futuro.
Ma non va vissuto come un rapporto di forza, è invece una vera e propria opportunità di sviluppo per il segmento luxury fashion che deve trovare sempre il modo di esprimere l’individualità forte e univoca del brand.

 

Da più parti si lamenta la mancanza di risorse adeguate alle esigenze attuali imposte dalla trasformazione digitale. Anche voi state osservando questo fenomeno. Che fare al riguardo?

Purtroppo è innegabile che oggi il nostro Paese non fornisca la giusta formazione per figure di questo tipo, troviamo lo stesso problema che c’è nell’innovazione anche nel lavoro di artigianato per la nostra fabbrica. È fondamentale avere il supporto dell’Italia per far sì che questo cambi, in modo da rimanere competitivi con i paesi che ci circondano.

 

 

Uno sguardo al futuro. Come vede il brand Sergio Rossi tra dieci anni?

Un brand iconico e un punto di riferimento per il consumatore finale, che coniuga con maestria tradizione e innovazione. Immagino anche una tecnologia sempre più avanzata che – potrei ipotizzare – renderà possibile ai nostri artigiani valutare la qualità dei materiali in tempo reale tramite schermi, algoritmi dedicati o addirittura occhiali personalizzati per ogni passaggio del processo produttivo.

 

Cosa vuol dire per Sergio Rossi essere un Trailblazer?

Avere la capacità di individuare il giusto stack tecnologico in base al momento storico del processo di digital transformation in cui l’azienda si trova, per poi collocarlo adeguatamente all’interno dell’organizzazione. Tech & People e la loro costante trasformazione sono le parole chiave su cui concentrarsi per diventare un Trailblazer.

 

 

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